L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica
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Per la VERSIONE CON AUTOGRAFO di Riccardo Muti clicca qui
Lingua: italiano
Pagine: 128
Anno: 2019
Formato: hard cover
Editore: Solferino
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Made in Italy
Quello del musicista è un mestiere che si sceglie per passione, si potrebbe quasi dire che sia una missione: alla continua ricerca di una verità interpretativa, di una irraggiungibile perfezione.
Riccardo Muti
Nel suo nuovo libro, Riccardo Muti ci accompagna alla ricerca del mistero della musica attraverso otto lezioni che intrecciano la storia dell’arte dei suoni, la sua grande esperienza di direttore e i ricordi più intimi: i maestri che ha incontrato sulla sua strada; il sogno – realizzato – di creare un’orchestra di giovani musicisti italiani e un’Accademia dell’opera italiana in un Paese che spesso dimentica il ruolo dell’arte nella società.
Poi l’inestinguibile passione che lo lega da sempre non solo ai grandissimi, Mozart e Verdi, ma anche ai compositori italiani a lungo dimenticati. Una riflessione affascinante alla scoperta della potenza della musica e dei segreti della partitura, che un gesto può trasformare in un’emozione capace di raggiungere il cuore di tutti.
Approfondimento
Dar voce alla musica tra una nota e l’altra
– di Angelo Curtolo | 26 maggio 2019
Dopo l’autobiografia (Prima la musica, poi le parole) nel 2010; dopo Verdi, l’italiano – ovvero, in musica, le nostre radici, curato da Armando Torno nel 2012; con L’infinito tra le note Muti oggi va al cuore del far musica, raccontando il lavoro di un direttore e quello dell’orchestra e rivelando i compositori che costituiscono il suo pantheon musicale. Sono i grandi musicisti della Scuola Napoletana, da Alessandro Scarlatti a Mercadante (passando per Leo, Pergolesi, Cimarosa, per citarne solo alcuni); poi Mozart, Verdi, il sinfonismo italiano fra Otto e Novecento, da Sgambati a Respighi.
Un testo agile, di grande coinvolgimento, che si legge tutto d’un fiato, dove il grande direttore ci tiene avvinti alla narrazione anche con la concretezza degli esempi personali e i saettanti commenti. Ispirato dalla riflessione di Mozart che suggerisce il titolo («la musica più profonda è quella che si nasconde tra le note»), Muti chiarisce le ragioni profonde del dialogo fra l’orchestra e il direttore. Sgombera il campo dai luoghi comuni, punge recenti tendenze del podio e approda, mozartianamente, alla sintesi suprema: «compito del direttore d’orchestra è dar voce e interpretare la musica che sta tra una nota e l’altra». Ma il direttore, da solo, non può nulla. Un capitolo è dedicato ai musicisti dell’orchestra: «dedizione e sacrifici, tanto lavoro, infinitapazienza e una carriera nell’ombra: non esiste figura più eroica del musicista dell’orchestra». Però si chiede che arrivino alle prove preparati, la compostezza e, soprattutto, la piena partecipazione. Un tema che è sempre stato centrale per Muti è l’interpretazione dell’opera. Ci parla dell’Accademia dell’Opera Italiana, da lui fondata per formare i nuovi direttori del nostro patrimonio culturale. Illustra con esempi un assunto per lui
fondamentale, l’accurato lavoro con i cantanti; e, sempre sostenendosi con riferimenti concreti, come l’opera nasca da una concertazione sia drammatica che musicale – oggi prassi non scontata. Il capitolo sull’opera non può che condurre rapinosamente a Mozart e a Verdi. Qui gli interrogativi sono immensi: qual è la magia di Mozart? Come eseguirlo? Con Verdi siamo ai punti esclamativi: «Il confine che separa l’espressione triviale dalla profondità drammatica è esilissimo: devi però possedere gli strumenti culturali per comprenderlo!»
Ultimo concerto diretto da Mahler alla Camegie Hall, 1911: Sinigaglia, Martucci, Busoni, Bossi. Da questo programma estremamente rivelatore Muti prende le mosse per parlarci giustamente del sinfonismo italiano dimenticato. Una perla in chiusura: «dirigere La Sonnambula è decisamente più arduo che misurarsi con Die Walkiire!».
Angelo Curtolo, Il Sole 24 Ore, 26 maggio 2019
Amo la melodia. Ho appena finito di leggere un bellissimo libro di Riccardo Muti, L’infinito tra le note, che dedica pagine bellissime alla tradizione operistica napoletana e a musicisti ancora quasi sconosciuti.
Enrico Rava – Italian Jazz Trumpeter
intervistato da Marco Buttafuoco, Giornale dello Spettacolo, 17 giugno 2019
“L’infinito tra le note”, il breviario di Muti
– di Luca Fialdini | 20 giugno 2019
«Mozart diceva che la musica più profonda è quella che si nasconde tra le note. Il mistero è lì, in quello spazio che racchiude l’universo». È questa l’idea, il fil rouge che unisce le pagine de L’infinito tra le note, il nuovo libro del M° Riccardo Muti.
Questo terzo libro arriva a quasi dieci anni dalla pubblicazione del primo – l’autobiografia Prima la musica, poi le parole – e a sette anni dall’uscita del successivo Verdi l’italiano. Tutti e tre i libri hanno caratteristiche simili, prima fra tutte la presenza simultanea di autobiografia e riflessione critica, tuttavia L’infinito tra le note si differenzia molto dai due predecessori, in primis anche all’apparenza: formato piccolo, lunghezza davvero contenuta (120 pagine), quasi si volesse invitare il lettore a portare il libro sempre con sé. Colpisce anche la struttura stessa del testo, suddiviso in otto brevi capitoli, otto “lezioni” che, con elegante semplicità, espongono molti dei temi cari al Maestro Muti: le considerazioni sulla figura del direttore d’orchestra, i Maestri del passato, la Scuola Napoletana, l’amato Verdi e gli altrettanto amati compositori italiani vissuti tra Otto e Novecento (Martucci, Bossi, Busoni, Respighi, ecc.), le preoccupazioni per il futuro della musica nel nostro Paese e l’importanza dell’educazione dei giovani.
L’infinito tra le note insomma – si presenta come una sorta di breviario, un libro davvero pregevole che il lettore avrà piacere a leggere e rileggere, a consultare, a sfogliare tanto in poltrona quanto durante un lungo viaggio, tanto più se si considera che lo scritto non è rivolto ai soli musicisti, ma anche ai semplici appassionati o (perché no?) ai curiosi. È quindi uno strumento particolarmente duttile per la divulgazione musicale, sia per quanto concerne aspetti generali sia nei confronti dell’attività del Maestro, nonché sue riflessioni circa il proprio mestiere: è proprio in queste pagine che trovano spazio due meritori progetti di Riccardo Muti, vale a dire l’Orchestra Giovanile “L. Cherubini” e la Riccardo Muti Italian Opera Academy, nascenti dall’esigenza di formare i musicisti di domani, dagli orchestrali, ai direttori, ai pianisti accompagnatori, nel segno della gloriosa Scuola Italiana, una delle più significative della cultura musicale occidentale (senza allontanarsi troppo, basta andare a pagina 92 del libro dove è riprodotta la locandina dell’ultimo concerto diretto da Gustav Mahler: il programma prevedeva l’esecuzione di composizioni di Sinigaglia, Martucci, Busoni, Bossi e della Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn).
Non si sta parlando, quindi, solamente di uno spaccato sulla vita e sull’attività di uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, ma del frutto di continue osservazioni condotte da un punto di vista privilegiato, vale a dire di chi ha vissuto l’ultimo mezzo secolo da protagonista, da chi ha vissuto l’ultimo mezzo secolo su quell’«isola di solitudine» che è il podio e da lì ha seguito, influenzato e condotto il corso degli eventi alla guida delle maggiori realtà globali per quanto concerne l’universo della musica colta. La cosa migliore che si possa fare è lasciarsi catturare da questo libro e da esso trarre una lezione, un insegnamento; questo è lo scopo de L’infinito tra le note: lasciare al lettore un valore aggiunto. Magari anche solo una piccola consapevolezza in più, ma una consapevolezza che, se coltivata con pazienza, può condurre a prospettive insperate, tanto nel mondo musicale quanto nella vita di ogni giorno. Fate vostri questi otto piccoli insegnamenti: quel che riceverete in cambio sarà di gran lunga superiore a quello che avrete dato.
Luca Fialdini, TuttoMondoNews, 20 giugno 2019
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